Parlare in classe fa bene: l’insegnamento dialogico

Parlare fa bene l’insegnamento dialogico

Una delle cose che più mi ha stupito nella scuola inglese è l’importanza data al così detto “classroom talk”, ossia le discussioni in classe. In ogni lezione, infatti, l’insegnante deve coinvolgere gli studenti in un dialogo, dare loro tempo di confrontarsi con un compagno, porre domande aperte che stimolino una riflessione, e molto altro ancora.

Un esempio semplice: se nella lezione precedente di matematica abbiamo affrontato come risolvere un’equazione di primo grado, un modo per cominciare la nuova lezione è scrivere un’equazione sulla lavagna e dire: «Ieri abbiamo lavorato sulle equazioni di primo grado. Come risolveresti questa? Hai 45 secondi per dirlo al tuo compagno di banco. Tre, due, uno, via!». Mentre gli studenti scambiano le loro opinioni, l’insegnante può girare per la classe e ascoltare cosa si dicono. Oppure supportare chi ha bisogno d’aiuto. Alla fine dei 45 secondi, un paio di studenti possono condividere le loro idee, l’insegnante rispiega velocemente quello che ha bisogno di ripetere, e poi la classe è pronta per procedere.

Il “classroom talk” assume varie forme diverse ma in questo articolo ci soffermeremo sul “dialogic teaching”, ovvero l’insegnamento dialogico, definito come la metodologia di supportare gli studenti ed estendere il loro apprendimento facendo domande aperte, socratiche e rilevanti.

Le basi scientifiche

Il ruolo centrale del parlare in educazione ha radici lontane: già nel 1934, il pedagogista russo L. S. Vygotskij spiegava che c’è negli studenti un collegamento tra le capacità linguistiche e quelle di apprendimento. Vygotskij è il fondatore del costruttivismo sociale, una scuola che crede che la costruzione della conoscenza avvenga tramite lo scambio con gli altri (nel caso degli studenti, con un dialogo sia con l’insegnante, sia con gli altri studenti). 

Svariati ricercatori, pedagogisti e accademici successivamente hanno scritto sull’argomento, con un quasi totale accordo circa l’importanza del parlare in classe. Una delle mie citazioni preferite dice: «I bambini non imparano solo facendo esperienza, ma anche parlandone» (Lyn Dawes, 2014). 

Colui che ha invece teorizzato e descritto l’insegnamento dialogico (“dialogic teaching”), una delle forme che le discussioni in classe possono assumere, è Robin Alexander negli anni Duemila. 

L’insegnamento dialogico

Quando adotta lo stile dialogico, l’insegnante diventa come un direttore d’orchestra: i musicisti sono gli studenti, che lavorano insieme come classe ascoltando i propri compagni e sviluppando le idee condivise dagli altri. L’insegnante apparentemente ha fatto un passo indietro perché non sta impartendo la lezione come al solito, non c’è più una classe silenziosa in cui l’unica voce che si sente è la sua (e guai a interromperlo!), ma in realtà sta guidando, orchestrando la discussione con domande mirate e brevi commenti. La discussione può essere in gruppi o tra tutta la classe.

Per essere efficace, la parte di lezione fatta in stile dialogico deve essere accuratamente preparata, devono esserci relazioni di mutuo rispetto e l’insegnante deve possedere doti di facilitatore. Tutto questo non si raggiunge con uno schiocco di dita, ma attraverso la pratica.

Le prime volte, quindi, l’insegnante dovrà essere più presente per assicurarsi che le regole vengano rispettate (parlare uno per volta, sviluppare quanto detto da altri, ascoltare, aspettare il proprio turno etc.), e poco per volta potrà (apparentemente) poi defilarsi.

I cinque principi dello stile dialogico secondo Alexander

  1. Collettivo: l’insegnante e gli studenti affrontano le attività didattiche insieme, non da soli, e lo fanno attraverso il dialogo. Qui il mutuo rispetto diventa fondamentale, perché la classe deve essere uno spazio sicuro dove poter essere in disaccordo ed esprimere la propria opinione senza paura.
  2. Reciproco: gli studenti si ascoltano attentamente a vicenda e reagiscono condividendo e dibattendo idee e fornendo diversi punti di vista. Le risposte devono essere giustificate, seguite e sviluppate come parte del processo di reciprocità.
  3. Di sostegno: i contributi sono apprezzati e rispettati da tutti perché si ha l’obiettivo comune di raggiungere una comprensione collettiva. Questo può avvenire solo in un ambiente dove ci si sente supportati, sicuri, abbastanza a proprio agio da contribuire. Un modo per raggiungere questo obiettivo è attraverso la negoziazione delle regole con il gruppo. Ciò aumenterà la probabilità che gli studenti le seguano perché hanno contribuito alla loro creazione (vedi l’articolo sull’effetto IKEA).
  4. Cumulativo: l’insegnamento dialogico prevede discussioni continue, con l’insegnante e gli studenti che si basano sui contributi reciproci.
  5. Significativo: l’insegnamento dialogico funziona se scegliamo l’argomento giusto, quello che può stimolare i nostri studenti. Personalmente, ho notato come materie come religione o PSHE (una materia dedicato allo sviluppo emotivo e personale degli studenti) siano perfette per lo stile dialogico. Recentemente abbiamo avuto una discussione molto interessante su “Come superare le difficoltà che ci separano da un obiettivo”, un argomento che si è prestato in modo abbastanza naturale al dialogo collettivo, reciproco e cumulativo.

I benefici dell’insegnamento dialogico

L’insegnamento dialogico può essere particolarmente utile nell’aiutare gli studenti a sviluppare le competenze fondamentali di ascolto e risposta agli altri, formazione di domande, esplorazione e valutazione di idee, ragionamento e giustificazione opinioni (Alexander, 2017). Inoltre, il dialogo pianificato dall’insegnante con i loro pari può favorire discussioni su livelli filosofici a cui gli studenti non accederebbero o in cui non si impegnerebbero da soli. Di conseguenza, il dialogo ha il potenziale per stimolare, motivare e migliorare il pensiero critico e creativo degli studenti attraverso la collaborazione, l’interazione, le domande cumulative, l’argomentazione, l’elaborazione cognitiva e il comportamento di autoregolamentazione (Alexander, 2017).


Risorse:

  • Alexander che scrive di dialogic teaching sul suo sito personale.
  • Alexander, R. 2017. Towards Dialogic Teaching: Rethinking Classroom Talk. Thirsk: Dialogos.
  • Dawes, L. 2014. Organising Effective Classroom Talk. In J. Arthur and T. Cremin. Learning to Teach in the Primary School. London: Routledge.
  • Vygotsky, L.S. 1966. Pensiero e linguaggio (1934). Firenze: Giunti-Barbera.
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About Mr Bellana

Luca Bellana è insegnante, head of Phonics e coordinatore del team di ricerca in una scuola primaria di Londra. È specializzato nell’utilizzo della ricerca scientifica nell’insegnamento. Scrive per “Parliamo di insegnamento” articoli su ricerche, pubblicazioni e studi di rilevanza in campo educativo.

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