Effetto IKEA: cosa significa per noi insegnanti

Effetto Ikea insegnamento

Avete presente la soddisfazione che proviamo ogni volta che abbiamo montato un mobile, cucinato un piatto speciale o costruito qualcosa e ci troviamo di fronte ai frutti del nostro duro lavoro? Insieme a quel piacevole senso di gratificazione, il nostro cervello tende inconsciamente a sopravvalutare il valore di quanto abbiamo realizzato: così il mobile ci sembrerà più solido e il piatto più buono di quanto in realtà siano.

Ecco, questi sono alcuni semplici esempi del cosiddetto effetto IKEA (“IKEA effect” in inglese), un bias cognitivo descritto dai ricercatori americani Michael Norton, Daniel Mochon e Dan Ariely nel 2011, secondo cui le persone tendono ad assegnare un valore esagerato a prodotti che hanno totalmente o parzialmente creato. Prende il nome dal famosissimo colosso svedese del mobile proprio perché il successo del loro business si basa su questo bias.

Dal 2011 in poi sono stati compiuti numerosi studi sull’effetto IKEA in svariati campi, soprattutto in quelli del marketing e del business. Come sfruttare l’effetto IKEA per creare un prodotto che scali le classifiche di vendita? Come evitare che l’effetto IKEA ci porti a compiere scelte controproducenti?

Effetto IKEA e insegnamento

L’effetto IKEA pone anche noi insegnanti di fronte a riflessioni importanti.

Per prima cosa, molto spesso quello che creiamo non è bello ed efficace come pensiamo. Ma ci innamoriamo del nostro lavoro e tendiamo a sopravvalutarne il valore perchè l’abbiamo fatto noi. Per esempio: a scienze dobbiamo studiare i materiali, e allora decido che i miei studenti lavoreranno su un progetto preparato da me in cui cominciano cercando materiali nel cortile della scuola, poi ne analizzano le proprietà, ne ipotizzano i possibili usi e alla fine realizzano un bel poster A3 riassuntivo da esporre in corridoio. Trascorro un weekend chiuso in casa per preparare tutto con puntiglio. È un’idea carina che se fatta bene può far appassionare i miei studenti e permettere loro di imparare cose nuove? Direi di sì. Ma il coinvolgimento degli studenti, la loro partecipazione e i benefici in termini di apprendimento saranno stati davvero così elevati come io tenderò a vederli? Quasi sicuramente no.

Quindi al momento di valutare un progetto, un’attività o semplicemente una lezione, cerchiamo di tenere sempre ben presente che l’effetto IKEA ci porta a essere non obiettivi (il che non significa distruggere la nostra autostima o convincerci che ciò che facciamo sia inutile). Una soluzione semplice potrebbe essere chiedere a un collega che stimiamo di valutare il nostro progetto per noi. Oppure fare, all’inizio, una lista di criteri oggettivi che andremo a riprendere alla fine per valutare il nostro progetto. O proporre un questionario di gradimento anonimo agli studenti.

Creare da zero le nostre risorse, attività, lezioni, progetti ha un costo che a causa dell’effetto IKEA è difficile valutare in modo oggettivo. Anzi, per via dell’effetto IKEA tendiamo a pensare siano meglio di quanto già fatto da altri. Nell’esempio del progetto di scienze, il rapporto tra costo in termini di tempo/impegno e benefici è sicuramente negativo. Ho sprecato un sacco di tempo prezioso. Quello che avrei potuto fare, per esempio, è invece prendere un manuale recente e ben fatto sull’insegnamento di scienze, scegliere un progetto sui materiali, adattarlo ai bisogni dei miei studenti, preparare ciò di cui ho bisogno e godermi il resto del weekend. La scienza non demonizza progetti creati da zero dagli insegnanti, assolutamente no, ma è abbastanza chiara nel dire che nella stragrande maggioranza dei casi non sono ben fatti ed efficaci come quelli già preparati da esperti.

Mettiamo gli studenti al centro

Spostando la nostra attenzione da noi insegnanti ai nostri studenti, l’effetto IKEA ci insegna che rinunciare un po’ al nostro controllo e condividerlo con gli studenti dà loro orgoglio, autostima e indipendenza. Ecco tre semplici strategie da mettere in atto:

  • rendere gli studenti più autonomi e responsabili aumenta il valore che danno al loro apprendimento, in quanto si sentono protagonisti della costruzione delle loro conoscenze;
  • all’inizio di una nuova unità, chiedere agli studenti cosa vorrebbero imparare, quali domande hanno a cui vorrebbero trovare risposta, quali curiosità vorrebbero scoprire. In questo modo saranno partecipi della costruzione del curriculum;
  • per quanto riguarda la gestione del comportamento, creare insieme agli studenti una sorta di patto formativo condiviso, la lista di cose che si vorrebbero vedere in classe e quelle che invece non sono accettate. Quali dovrebbero essere i premi e le conseguenze? Avere avuto voce in capitolo sarà un incentivo per gli studenti a seguire le regole della classe.

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About Mr Bellana

Luca Bellana è insegnante, head of Phonics e coordinatore del team di ricerca in una scuola primaria di Londra. È specializzato nell’utilizzo della ricerca scientifica nell’insegnamento. Scrive per “Parliamo di insegnamento” articoli su ricerche, pubblicazioni e studi di rilevanza in campo educativo.

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