Una lezione ben pianificata e preparata è molto spesso una lezione di successo. Al contrario, lezioni improvvisate o con l’insegnante che si siede alla cattedra e dicendo “Allora, che facciamo oggi? Ah sì…” apre annoiato il libro di testo, difficilmente saranno memorabili. O efficaci.
L’essere in grado di pianificare lezioni ben strutturate è una delle capacità che ogni insegnante deve possedere, tanto che qui in Inghilterra è inserita nei requisiti minimi per l’abilitazione professionale (Teacher Standard 4, vedi articolo Il decalogo dell’insegnante: i Teachers Standards (parte prima)).
Ma allora, come pianificare una lezione di successo? Quali strategie e trucchi possiamo usare? Nel suo bestseller “Teach Like A Champion” (tradotto in italiano da Alessandra Nesti e pubblicato da Loescher nella collana Quaderni della Ricerca), Doug Lemov descrive quattro tecniche che ha osservato da insegnanti eccellenti.
Tecnica 1: Cominciare dalla fine.
Nomen omen se ce n’è uno: il punto di partenza della nostra pianificazione deve essere la conoscenza o l’abilità (obiettivo di apprendimento) che desideriamo i nostri studenti abbiano acquisito alla fine della lezione. Una volta chiarito questo punto fondamentale, dobbiamo procedere a ritroso: quale attività è la più efficace perché gli studenti raggiungano l’obiettivo? Che metodo di insegnamento usare per prepararli al meglio? Come introdurre l’argomento?
Faccio un esempio da una mia lezione di inglese recente in cui ho provato ad adottare questa tecnica. L’obiettivo della lezione era “Saper identificare la parte preferita di una storia”. Come attività, ho deciso che i miei studenti avrebbero dovuto scrivere quale era la loro parte preferita di un libro che avevamo letto insieme il giorno prima, motivando la loro risposta: La mia parte preferita è… perché… Come prepararli per questa attività? Essendo molto piccoli (5-6 anni) avevano bisogno di far pratica del linguaggio che volevo usassero correttamente, così ho pianificato una discussione di qualche minuto. Come preparare la discussione con il linguaggio giusto? Avrei dovuto prima dimostrarlo io. E prima ancora, leggere nuovamente il libro chiedendo agli studenti di concentrarsi sull’identificare la loro parte preferita. E se qualcuno non sapesse esattamente cosa significa preferito?
Così, il piano della mia lezione su “Saper identificare la parte preferita di una storia” è stato: Discussione: Cosa significa preferito? Qual è il tuo colore preferito? Il tuo giocattolo preferito? Perché? → Lettura del libro. Mentre ascoltate, voglio che pensiate a quale parte vi piace di più. → Insegnante condivide la sua parte preferita e motiva la sua risposta: la mia parte preferita è … perché… L’insegnante di sostegno fa lo stesso → Due studenti condividono con la classe la loro parte preferita usando il linguaggio dimostrato → Ogni studente condivide oralmente la propria parte preferita con il compagno → Condivisione di qualche idea con la classe → Gli studenti sono pronti a scrivere quale era la loro parte preferita e perché.
Questo per quanto riguarda una singola lezione. Ma Lemov allarga il discorso alle unità didattiche e alla pianificazione a medio termine, spiegando come il processo di pianificazione debba cominciare dall’abilità o conoscenza che vogliamo gli studenti abbiano acquisito al termine della sequenza di lezioni. E da lì, applicando lo stesso principio visto in precedenza, andare a ritroso. Ogni lezione, così, diventa un pezzo del puzzle.
Tecnica 2: I quattro criteri.
L’obiettivo di apprendimento deve soddisfare questi quattro criteri: deve essere gestibile, misurabile, prioritario e importante.
Gestibile: l’obiettivo di apprendimento deve essere realisticamente raggiungibile nell’arco di una lezione. Per esempio, “Imparare i tre diversi tipi di triangoli” potrebbe essere un obiettivo gestibile, mentre “Imparare i triangoli” difficilmente lo sarebbe considerando che ci sarebbero tanti concetti e informazioni da coprire (i tipi di triangoli, proprietà, area, perimetro, teorema di Pitagora etc.).
Misurabile: l’obiettivo di apprendimento deve essere misurabile. Nell’esempio precedente sui tipi di triangoli si potrebbe facilmente misurare se l’obiettivo è stato raggiunto o no con un semplice esercizio. Ma se avessi come obiettivo qualcosa tipo “Apprezzare varie forme di poesia, compresi sonetti”, sarebbe difficilmente misurabile.
Prioritario: in questo caso, l’obiettivo di apprendimento deve precedere l’attività proposta e non viceversa, come abbiamo visto nella tecnica “cominciare dalla fine”. Quello di partire da un’attività già pronta è un errore comune di molti insegnanti, mentre l’obiettivo di apprendimento dovrebbe essere scelto prima di ogni altra cosa.
Importante: l’obiettivo di apprendimento deve essere fondamentale per raggiungere le conoscenze e abilità di fine unità e di fine anno. Non c’è tempo da perdere.
Tecnica 3: Post-it.
Secondo Lemov, è fondamentale che l’obiettivo di apprendimento sia condiviso con gli studenti all’inizio della lezione (in accordo con il resto della comunità scientifica, dato che stimola la metacognizione) e che sia poi sempre sotto i loro occhi (sulla lavagna, sulle pareti o sui banchi non fa differenza, l’importante è che il punto sia sempre lo stesso in ogni lezione così da renderla un’abitudine). Io per esempio lo riporto in cima a ogni slide della lavagna elettronica.
Sapere che cosa stanno cercando di fare o di imparare aumenta la loro partecipazione e l’efficacia della lezione.
Tecnica 4: Programmazione doppia.
Quando pianifichiamo una lezione non dovremmo considerare solo ciò che noi insegnanti faremo, ma anche pianificare ciò che i nostri studenti stanno facendo o apprendendo in ogni punto di essa: pianificare entrambi questi aspetti costituisce la programmazione doppia. Riflettere su quello che ci aspettiamo dagli studenti, infatti, ci consente di pianificare l’apprendimento e il comportamento che desideriamo e ci aspettiamo di vedere.
Gli studenti dovrebbero sempre fare qualcosa: ascoltarci o guardarci, scrivere o discutere. Con la “programmazion doppia” è possibile identificare facilmente dove potrebbero esserci opportunità per gli studenti di distrarsi o se ci sono troppi “discorsi degli insegnanti”.
Durante il mio primo anno, per esempio, dopo aver osservato una mia lezione il mio tutor mi suggerì di familiarizzarmi con questa tecnica. Il motivo era che dopo un’attività esplorativa molto coinvolgente, al termine della quale gli studenti avevano tanto da dire e condividere, nel piano della lezione mi ero concentrato su di me, sulle domande da fare, su come spiegare ciò che avevano esplorato, non prestando attenzione agli studenti e ai loro bisogni. Era irrealistico aspettarsi che mi avrebbero ascoltato in silenzio per dieci minuti, e difatti non lo fecero. Avevo preparato lo spartito per me, non per loro. Avessi riflettuto di più su cosa gli studenti dovevano fare, mi sarei accorto che in quel punto della lezione avrebbero avuto bisogno di essere più coinvolti condividendo le loro idee con i compagni e con la classe.
Queste sono le quattro tecniche suggerite da Doug Lemov in “Teach Like A Champion” per pianificare una lezione di successo. Io personalmente tendo a seguire con costanza “cominciare dalla fine”, “i quattro criteri” e “programmazione doppia”, anche perché “Teach Like a Champion” era uno dei testi fondamentali nel mio anno di formazione come insegnante. Spero vi possano essere utili. Buona pianificazione!
Risorse:
- Lemov, D. 2018. Teach Like a Champions (trad. di A. Nesti). Torino: Loescher Editore.